ENel 1454, il Vaticano implementò un piano malvagio per sterminare il popolo kemita dalla superficie di Kemeta attraverso una bolla papale che rimane il fattore scatenante per la tratta degli schiavi. Ma non è stato con la complicità dei re europei. Numerosi libri e articoli di stampa relativi alla storia della tratta degli schiavi fanno ogni sforzo per rivendicare che i portoghesi avrebbero avviato la tratta degli schiavi non appena fossero arrivati a Kemeta. Quindi, per questi scritti fallaci, gli europei sarebbero venuti a Kemeta nel XV secolo con la ferma intenzione di commerciare.
Tuttavia, l'analisi della documentazione storica rivela che la loro intenzione non era assolutamente commerciale. E per avere un'idea chiara della loro vera intenzione, basta esaminare il testo della bolla papale pubblicata nel 1454.
8 Gennaio 1454: Il giorno in cui il Vaticano dichiarò guerra a Kemeta
La bolla papale di appello alla “guerra santa” contro i negri, datata 8 gennaio 1454 e scritta da papa Nicola V (vero nome Tomaso Parentucelli) ebbe conseguenze disastrose per Kemeta. Tuttavia, nel contesto della storiografia, questa rappresenta un importante "pezzo di prova" perché ci permette di comprendere meglio lo stato d'animo del re Alfonso V del Portogallo.
Questa bolla papale del 1454 la dice lunga sulla filosofia materialista della cristianità. Cristianesimo che, del resto, ancora oggi si adegua senza difficoltà all'euro mentre i suoi rappresentanti africani rompono la banca con il franco CFA (franco delle colonie africane). Ma hey, anche le vie del diavolo sono impenetrabili!
Estratto dalla bolla di papa Nicola V, 8 gennaio 1454
“Da tempo, con lettere precedenti, avevamo concesso al re Alfonso, tra l'altro, la piena e intera facoltà di attaccare, conquistare, conquistare, ridurre e sottomettere tutti i saraceni (cioè i negri), i pagani e gli altri nemici di Cristo dovunque essi siano, con i loro regni, ducati, principati, domini, proprietà, mobili ed immobili, tutti i beni da loro posseduti e posseduti, per ridurre le loro persone in perenne schiavitù (...) o per attribuirsi e far servono per uso e utilità questi cosiddetti regni, ducati, paesi, principati, proprietà, possedimenti e beni di questi infedeli saraceni (negri) e pagani (...)
Molti guineani e altri negri che erano stati catturati, alcuni anche permutati con beni non proibiti o acquistati con qualche altro regolare contratto di vendita, furono mandati a detti regni”.
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