CLa storia di Kama con la sua dimensione coloniale ha avuto un impatto sulla vita delle popolazioni Kmt in tutto il mondo e anche oggi. L'alienazione culturale può essere definita come la privazione delle libertà, dei diritti umani essenziali vissuti da una persona o da un gruppo sociale sotto la pressione di fattori culturali permanenti che lo rendono schiavo della natura o di una classe dirigente.
La conseguenza diretta è la perdita dell'identità culturale di questa popolazione che è quindi costretta ad assimilarsi a quella del suo ex colono. Come se i Kmt fossero affetti dalla sindrome di Stoccolma, caratterizzata dal comportamento paradossale di una vittima che prova simpatia fino all'ammirazione per il suo aguzzino.
Marcus Garvey, precursore del panafricanismo, ha detto che un popolo ignaro della propria storia era come un albero senza radici. In effetti, lontano dalle sue origini, tradizioni, costumi e credenze, chiunque sarebbe confuso. Prendiamo l'esempio di un uomo che, avendo avuto un grave incidente, cade in coma e si sveglia con una totale perdita di memoria, in un paese a lui sconosciuto. Non sa da dove viene quindi può identificarsi solo con chi vive in questo paese. Sarà portato ad adottare le loro abitudini e alla lunga arriverà ad assomigliargli culturalmente, staccandosi da tutto ciò che un tempo gli era familiare. Il nero quindi tende a voler assomigliare, e questo inconsciamente, alla popolazione bianca che lo ha reso schiavo e colonizzato. Questo si nota nella sua vita quotidiana, anche se spesso ha difficoltà ad ammetterlo a se stesso, fa parte di lui, della sua storia.
Senza dimenticare di menzionare che ogni nazione africana ha la propria identità culturale secondo i costumi della sua gente. La causa principale è che i neri si sentono obbligati a dimenticare se stessi per esistere ed essere riconosciuti con una certa dignità umana. L'alienazione gli permette di salire nella scala sociale, appropriandosi di questa cultura che non è la sua gli serve per la promozione sociale. Infatti, nonostante la fine della schiavitù e della colonizzazione, i neri tengono presente che l'uomo bianco è colui che ha successo nella vita, colui che detiene la conoscenza assoluta e soprattutto il potere di decidere chi merita o meno di avere un posto di scelta nella società. Ma come dice un proverbio africano: Un pezzo di legno può rimanere nel fiume, ma non si trasformerà mai in un caimano.
Ad esempio, le nostre lingue africane regionali sono spesso messe per ultime dopo il francese e l'inglese. Alcuni genitori della diaspora preferiscono anche che i loro figli non imparino la loro lingua africana per integrarsi meglio in Occidente. Tuttavia, la lingua è il primo veicolo culturale di una nazione perché esprime il modo di pensare di un intero popolo. In linguistica, l'ipotesi di Sapir-Whorf rivela anche che una lingua può indicare il modo di pensare e di pensare di una persona. Così, la cultura e il modo di vivere influenzano il modo di comunicare e attraverso il linguaggio, le idee e il comportamento di una persona possono essere rilevati. La lingua quindi ci permette di preservare i nostri costumi. Parlare di quello degli occidentali significa assimilare il mondo occidentale. Integrarsi in un paese straniero non significa sempre che devi voltare pagina e dimenticare da dove vieni.
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