Amma, dio creatore, onnipotente e immateriale, lancia il sistema planetario, sfere di terra trasformate in stelle che le donne, successivamente, raccoglieranno in cielo per donarle ai loro figli. Li perforeranno con un fuso e faranno girare queste cime luminose fino a stanchezza. Amma fa la femmina del sole, il maschio della luna e la terra, una pagnotta di argilla che ha spremuto in mano e che, nello spazio, si estende, guadagna a nord, si estende a sud, s 'si estende ad est e ad ovest, distende la sua carne, separa i suoi arti, come farebbe un feto nel grembo materno. La terra diventa una donna, distesa sulla schiena, orientata Nord-Sud.
Amma, il Dio creatore, “padre” delle creature, vuole unirsi alla madre terra, rappresentata dall'uovo del mondo composto da una doppia placenta, per generare esseri destinati a promuovere la sua creazione. Fecondati dalla parola di Amma, vengono creati i primi esseri. Due gemelli androgini, uno dei quali appare come un ribelle all'autorità paterna e l'altro come un “salvatore”. Messo a morte e poi resuscitato, questo salvatore, Nommo, riorganizza attraverso il proprio sacrificio il mondo sconvolto dalle azioni del suo fratello-nemico Yorougou, la volpe. Yorougou appare per primo al mondo, uscendo dalla placenta originaria senza l'autorizzazione del padre Amma, portando con sé nell'oscurità primordiale un pezzo di placenta che sarà la nostra terra, e su cui compaiono i simboli grafici, cioè- cioè dire “parole al potere2”. Amma non può riprendersi questa parola “rubata” a lui, ancora muta. Le impronte delle volpi sono i segni visibili, e il loro linguaggio silenzioso richiede un'interpretazione, una traduzione in parole umane attraverso la divinazione.
Nommo finalmente scende sulla terra con un'arca che trasporta i primi uomini, oltre a tutti gli animali e le piante destinati a popolare l'universo. L'arco è la placenta, e la “catena di discendenza” il cordone ombelicale: se la parola del padre è quella che feconda, quella della madre è quella che concepisce; è quello che fa emergere la vegetazione dal terreno.
Per creare il mondo, Amma ha messo in ogni cosa un po’ della sua forza. Nel corpo di Amma c'erano i segni, la placenta contiene il mondo; la placenta è la terra coltivata, che produce la vita umana; la forma perfetta della placenta è l'uovo, immagine della pienezza chiusa su se stessa; può essere rappresentato sotto forma di una tavola oblunga ricoperta di segni, detta “pancia di tutti i segni del mondo”, il cui centro è l'ombelico e che forma complessivamente duecentosessantasei “segni di Amma”. Infine «i segni completi del mondo danno colore, forma, materia a ogni cosa». La parola terra, “non formulata”, è stata ritrovata sotto forma di simboli grafici nella placenta. Queste ci permettono di comprendere la creazione, perché «conosciamo la radice, il principio, l'essenza delle cose attraverso la loro forma, la loro materia, il loro colore».
Ciò equivale a dire che i segni, manifestazioni del pensiero creativo, esistevano prima delle cose e le determinavano. Il meccanismo di creazione attraverso la grafica prevede segni “fissi” che danno vita a segni “mobili”, che danno vita alle cose. Disegnare è cominciare ad essere, e segnare così il primo passo verso la distruzione. Il segno è un mezzo efficace per agire sul futuro: l'esecuzione della grafica promuove l'esistenza della cosa rappresentata, ripubblicandola facendola percorrere le fasi successive della sua formazione. Il materiale utilizzato per formare queste grafiche ha un valore in sé, anche nel colore che implica.
Amma mantiene l'insieme, lui stesso ha disegnato il piano del mondo e la sua estensione, ha disegnato l'universo prima di crearlo. Il disegno testimonia la genesi della cosa che rappresenta: la realizza, la porta a compimento. Dicono: “Il segno che scriviamo è quello buono che verrà.