LLa psicoarteterapia è un approccio terapeutico originale sviluppato da Zirignon Grobli, psicoanalista, filosofo e artista ivoriano nato nel 1939 a Gagnoa, in Costa d'Avorio. Questa disciplina, che fonde psicoanalisi e arteterapia, si presenta come una risposta innovativa ai limiti della terapia analitica classica. Attraverso questo libro, Grobli propone un metodo per esplorare l'inconscio attraverso la creazione artistica, offrendo così un modo per liberare gli impulsi e riappropriarsi di se stessi.
Origini e contesto
Zirignon Grobli, di formazione filosofica, ha lavorato inizialmente come psicoterapeuta presso il Child Guidance Center di Abidjan dal 1978 al 1995, prima di continuare la sua ricerca in privato. Influenzato dalla sua esperienza personale e dal suo nome – “Zirignon”, che nella lingua Bhété significa “sostegno degli spiriti” – si sentì investito di una missione: quella di fungere da tramite tra il mondo degli antenati e la società contemporanea. Questa dimensione spirituale, radicata nella sua cultura, permea profondamente la sua opera.
Di fronte alle inadeguatezze della psicoanalisi tradizionale, spesso limitata al dominio verbale, Grobli cercò di andare oltre, integrando l'espressione artistica come complemento essenziale. Afferma di aver proposto il concetto di arteterapia in una conferenza a Dakar nel 1998, prima di svilupparlo in un approccio più avanzato che in seguito chiamò "psicoterapia". Questo termine, contrazione di “psicoanalisi” (abbreviato in “psycha”) e “arteterapia”, riflette la sua ambizione di sposare queste due discipline.
I fondamenti della psicoarteterapia
La psicoarteterapia si basa sull'idea che l'inconscio non è strutturato esclusivamente attraverso il linguaggio verbale, ma che può essere espresso anche attraverso forme preverbali o non verbali accessibili attraverso l'arte. Grobli la descrive come una "tecnica di riconquista del proprio corpo", infiltrata da impulsi o "spiriti persecutori" che il paziente si rifiuta di esternare attraverso l'azione. L'obiettivo è quello di incanalare queste forze distruttive proiettandole su un mezzo artistico, come una tela o una scultura.
Il processo si svolge in tre fasi principali:
Proiezione degli impulsi: il paziente, guidato da un terapeuta, sposta i suoi impulsi (spesso descritti da Grobli come “sadico-anali”) su un supporto, creando un “magma” caotico che riflette il suo tumulto interiore. Questa fase simboleggia una prima esteriorizzazione dell'ansia.
Combattimento simbolico: con l'aiuto del terapeuta, il paziente combatte contro questo caos trasformando il supporto attraverso gesti come graffiare, strofinare o strappare. Questo confronto mira a “uccidere simbolicamente la bestia” interiore, portando un sentimento di vittoria e di pacificazione.
Ricostruzione creativa: in una fase finale, il paziente reinterpreta le tracce lasciate sul supporto per scoprire “schemi” o forme embrionali portatrici di senso. Questo passaggio, vicino a una ricerca mistica, permette di riappropriarsi della sua essenza profonda.
Una risposta alla violenza
Per Grobli la psicoarteterapia non si limita a un approccio individuale: è anche un antidoto alla violenza sociale. Permettendo agli impulsi distruttivi di essere sublimati, offre un'alternativa al "recitare" e promuove l'armonia sociale. Lo vede come una possibile soluzione ai conflitti, in particolare in Costa d'Avorio e in tutto il mondo, dove percepisce una crisi di civiltà legata all'oblio dei valori ancestrali.
I suoi pazienti, alcuni dei quali sono diventati suoi discepoli, testimoniano i benefici di questo approccio. Grobli ha anche fondato con ex pazienti una struttura chiamata ARFAT per promuovere la psicoarteterapia. Ha inoltre prodotto una ventina di libri e video per documentare e diffondere la sua visione.
Artista o terapeuta?
Benché riconosciuto come pittore di talento (ha ricevuto in particolare il Premio SIBA del Grand Palais nel 1977 e il Prix de la Recherche aux Grapholies nel 1993), Grobli rifiuta l'etichetta di artista in senso classico. Per lui l’arte non è un fine in sé, ma uno strumento al servizio dell’inconscio. Le sue opere, spesso realizzate utilizzando tecniche di scraping sistematico, incarnano questo approccio: sono un riflesso della sua lotta interiore e un invito a esplorare il preverbale.
Un'eredità
In sintesi, la psicoarteterapia di Zirignon Grobli è molto più di un metodo terapeutico: è una filosofia di vita, un ponte tra tradizione e modernità e un coraggioso tentativo di riconciliare l'uomo con il suo inconscio e le sue radici. Invita tutti a cogliere l’arte come strumento di trasformazione, capace di guarire le ferite interiori e, forse, quelle del mondo.