ilstoria avvincente di una delle organizzazioni più sovversive e controverse del XX secolo. Di ispirazione marxista-leninista, le pantere nere si affermarono come un'alternativa radicale al movimento per i diritti civili guidato da Martin Luther King. Combinando archivi rari e numerose testimonianze, un tuffo incisivo nel cuore di "Black Power".
Oakland, California, 1966. Un anno dopo le rivolte di Watts a Los Angeles, due studenti, Huey P. Newton e Bobby Seale, formano un collettivo di autodifesa per monitorare le azioni della polizia nel ghetto nero. Diventando, nello stesso anno, un movimento di liberazione politica afroamericana, il Black Panther Party (BPP) divenne la voce di una comunità brutalizzata in un'America dominata dai bianchi. Di ispirazione marxista-leninista, l'organizzazione si distingue come un'alternativa radicale al movimento per i diritti civili guidato da Martin Luther King. Parallelamente ai suoi "programmi di sopravvivenza" (colazioni gratuite per bambini, dispensari, ecc.), Rivendica un debole per la rivolta. Slogan, taglio afro, pugno alzato: le Pantere Nere aprono una nuova lotta per la comunità nera. L'FBI, spaventato dall'aura del movimento, anche tra i giovani bianchi, sta intensificando il controspionaggio. L'arresto di Huey P. Newton, implicato nell'assassinio di un agente di polizia, destabilizza l'organizzazione. Nel 1968, in reazione all'omicidio di Martin Luther King, il suo portavoce Eldridge Cleaver si rifiutò di arrendersi dopo un duello con la polizia. Andò in esilio ad Algeri e lì creò la sezione internazionale del partito.